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Acquacultura sostenibile

Aperto da gamgam, Giugno 25, 2014, 09:43:10 AM

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gamgam

Ho letto su National Geographic di Giugno un articolo molto interessante sulle acquaculture a scopo alimentare (allevamenti di pesci, molluschi e alghe da mangiare).

E' un tema molto attuale che ha risvolti etici e aspetti tecnici molto aticolati e vicini al mondo degli acquari. In estrema sintesi, il punto forte dell'acquacultura è che ha una bassissima impronta ecologica. Per produrre da zero un chilo di pesce da specie onnivore come la Tilapia del Nilo, serve poco più di un chilo di mangime. Mentre per produrre un chilo di carne bovina servono 7 chili di mangime. Per questo l'impatto degli allevamenti di ovini, bovini e pollame è sempre più devastante sull'ambiente ed è impossibile pensare di nutrire in futuro 9 miliardi di esseri umani con una dieta a base di carne.

Analogamente sarà impossibile farlo con la pesca perché i principali pesci pescati (i tonni ad esempio) sono specie che mangiano molto altro pesce. Per mettere su un chilo consumano molti chili di pesce-foraggio (i pesci alla base della catena alimentare) e quindi la loro cattura eccessiva depaupera fortemente la fauna. L'allevamento di pesci come tilapia e altre specie, anche marine, onnivore e a crescita rapida sembra quindi destinato a una crescita esponenziale e forse è l'unica soluzione per nutrire l'umanità nel futuro vicino (a parte ovviamente scelte più radicali come il controllo mondiale delle nascite o il vegetarianesimo di massa, che non sembrano realizzabili).

E qui iniziano i problemi tecnici. Come allevare queste specie? Le colture tradizionali sotto-costa hanno tanti problemi (difficile smaltimento dei residui organici, forte diffusione di parassiti e malattie, relativo uso di antibiotici, distruzione degli habitat).

Ci sono allora aziende che allevano solo a terra in grandi vasche di cemento riadottando le stesse tecniche dell'acquariofilia e controllando strettamente parassiti e qualità dell'acqua senza uso di medicinali (ma comunque con ovvi problemi di sovraffollamento).
Ci sono altre aziende che allevano specie marine in enormi gabbie di alto mare (ricambio elevatissimo di acqua, scarse malattie, tanto spazio). Altre aziende creano dei poliallevamenti a strati: sopra i pesci, sotto i molluschi e accanto le alghe. In modo che molluschi e alghe riciclino i residui organici e mantengano l'equilibrio biologico.

Che ne pensate? Sono temi sia etici che tecnici che in piccolo affrontiamo anche nel nostro hobby.
Matteo :cheer:

DavideVD

L'idea mi parrebbe degna di essere sviluppata. Il rapporto 1 a 1 ( o quasi) della tilapia, mi pare però errato. Sarebbe quasi isoentropico, il che è impossibile (il pesce con quel mangime deve mettere su massa per ugual peso e in più mantenere le funzioni vitali)
<-- La mia attività principale :aib:

Brendan

Il feeding grown rate non può essere di uno, ovvero tonnellate di cibo usato/biomassa prodotta, per quello che diceva Davide..

Brendan

Comunque nei mangimi per pesci anche orate e branzini vengono messi amidi per abbassare il costo della farina e dell'olio di pesce, ma devono sempre stare sotto una certa percentuale, che è data dalla capacità digeribile degli amidi che cambia da specie a specie.
Ho dato l'esame di alimentazione venti giorni fa :)

gamgam

Non è 1:1 ma poco più.
Per i pesci onnivori l'articolo dice che si va da 1,1 a 1,5 ad uno. E' comunque infinitamente più sostenibile di qualsiasi animale a sangue caldo che vive a terra dove deve contrastare la forza di gravità per muoversi.

I mangimi come dice Brendan sono un mix di farina e olio di pesce unito ad alte percentuali di cereali o altro che ne abbassano il costo e anche l'impatto ambientale. Non si va sotto ad un certo valore nella componente animale anche perché si punta ad avere un alimento sano e ricco di Omega 3, quindi olio/farina di pesce è essenziale. Ovviamente anche questo è un tema non banale, effettivamente, perché la farina di pesce o l'olio si fanno tipicamente con pesce di cattura alla base della catena alimentare (sardine etc.)
Matteo :cheer:

Brendan

Hai ragione, sicuramente sono molto più sostenibili rispetto a bovini/suini/pollame, ma hanno anche un tasso di crescita più lento..conta che un pollo è macellabile 28 giorni dopo la schiusa, una trota per raggiungere la taglia commerciale impiega mediamente 8-10 mesi..
È solo un discorso economico e ovviamente gli allevatori guardano quello, non tanto l'etica o la sostenibilità..

Roberto Silverii

Giustissimo André,  non a caso nei paesi in via di sviluppo l'allevamento avicolo è molto sviluppato.. Gli uccelli hanno un buon indice di conversione (circa 2,5 se non erro), se poi consideriamo anche il fattore consumo di acqua tra foraggi e acqua alimentare,  l'allevamento bovino è una vera e propria tragedia :(

gamgam

Credo però che l'acquacultura in mare diventerà rapidamente molto più vantaggiosa del pollame anche in termini di stock density. Cioè potrà essere più intensiva, pur salvaguardando meglio la vita e la salute dell'animale.
I cobia arrivano a 6 chili in 10-12 mesi, ma in una gabbia di alto mare ne possono vivere 40 mila con uno spazio pro-capite che un allevamento ovicolo non avrà mai. Sempre sotto il profilo ecologico, la buona notizia è che i pesci se hanno poco spazio non crescono, quindi conviene dargli spazio portando gli allevamenti in mare aperto. D'altra parte di spazio in alto mare ce n'è un'enormità, basta fare gabbie che vanno in profondità.
Invece purtroppo i polli crescono anche se sono chiusi in condizioni disumane e lo spazio sulla terra ferma è poco e molto costoso.
Matteo :cheer:

Roberto Silverii

Però considera che in un capannone qui da noi allevano 10.000 polli ed in 10-12 mesi fai circa 8 cicli quindi 80.000 animali,  con lo stesso peso vivo finale. Sui costi di gestione di un allevamento in mare aperto forse sa dirci di più Andrea però :) questo che ti dico vale per un paese come l'Italia,  in Cina,  Brasile ecc ci sono leggi molto meno restrittive ed i numeri sono molto più grandi.. Non so se hai mai visto le foto o i video degli allevamenti di anatre in Cina :O

Brendan

Ma i costi sono abbastanza elevati, il problema sta che riprodurre i polli è molto più semplice che riprodurre dei pesci..da uovo/avanotto a sub adulto si hanno delle mortalità pazzesche..inoltre le gabbie a mare hanno si vantaggi, ma anche svantaggi..i pesci sono stressati dalla presenza di predatori vicino alla gabbia ( cormorani, delfini, gabbiani, pesci più grossi.. ), non hai la sicurezza che tutti mangino e quindi l'uniformità di taglia è più difficile da avere..noti con più difficoltà la presenza di pesci malati, inoltre i pesci che girano intorno alle tue gabbie, attratti dal pellet, possono essere veicoli di parassiti..e allevare in gabbia, si hai il mare come spazio d'acqua, ma non puoi metterci dentro tutto il pesce che si vuole, varia da specie a specie la densità, altrimenti saltano fuori problemi di stress e cannibalismo ( per alcune specie )..
Questo è in generale..poi dipende dal piano che un allevatore si fa..adesso stanno provando con le riproduzioni e allevamenti di sogliole, ma hanno ancora problemi da quando l'avanotto passa dalla fase pelagica a bentonica, quindi quando si spostano gli occhi, la bocca etc..
Non ricordo bene in quale stato, stanno provando la riproduzione del polpo, quella sarebbe la svolta per fare i milioni, una femmina produce 200/300 mila uova, crescono in quattro/cinque mesi..ma anche li, non capiscono perché non appena le larve diventano bentoniche muoiono..pensano che sia una mancanza di oligoelementi..

gamgam

Quindi il mercato dei bovini e del pescato è destinato a calare. Quelli del pollame e dei pesci allevati sono destinati a crescere, probabilmente in ugual misura. L'acquacultura ha dei costi di avvio/barriere di ingresso più elevate e maggiori esigenze di tecnologia e ricerca. E' anche un mercato meno maturo e quindi con meno concorrenza sul prezzo. Vi torna?
Matteo :cheer:

Brendan

Si si infatti in Puglia stanno nascendo grossi allevamenti negli ultimi anni, un po' controcorrente vista la crisi italiana :) forse qualche speranza di recupero c'è :D